Afghanistan, le donne non possono lavorare: l’appello di Emergency

Le Ong che lavorano in Afghanistan esprimono grande preoccupazioni per le nuove norme imposte dal regime dei Talebani e che riguardano in particolar modo le donne. Come espresso anche in un lungo appello da Emergency, la presenza di personale femminile impiegato nelle Ong è fondamentale per le operazioni sul territorio: il divieto imposto alle donne di non lavorare sarà difficile da contrastare. 

Afghanistan

Secondo le nuove norme imposte dai Talebani in Afghanistan, sarà impedito alle donne del paese di lavorare nelle organizzazioni non governative che operano sul territorio. Un divieto che mette in agitazione le tante Ong che lavorano in Afghanistan, tra cui anche Emergency, che ha voluto pubblicare un appello nel quale esprime le preoccupazioni per lo svolgimento delle attività operative.

Grazie al lavoro di Emergency, in Afghanistan sono gestiti 4 ospedali e 40 posti di primo soccorso. Dal 1999, anno dal quale la Ong opera nel territorio afghano, sono circa 8 milioni le persone che hanno potuto accedere a cure di alta qualità. Il contributo delle donne, come personale impiegato in qualità di ostetriche, infermiere, supporto alle altre donne e ai bambini, è stato fondamentale: ecco perché Emergency ha espresso una seria preoccupazione per ciò che accadrà da ora in avanti.

Emergency: l’importanza delle donne in Afghanistan

Emergrncy

Gran parte degli interventi che sono stati effettuati in Afghanistan da Emergency sono stati possibili grazie al contributo delle donne del paese. Ecco perché la Ong ha voluto sottolineare che il divieto imposto dal governo talebano avrà conseguenze importanti sull’operato quotidiano dell’organizzazione:

Qualsiasi tentativo di proibire l’assunzione di donne afghane avrà un impatto importante sulla capacità del personale di Emergency di fornire cure e danneggerà, soprattutto, le attività rivolte a donne e bambini, incluse le prestazioni legate alla maternità, quelle ginecologiche e pediatriche.

Emergency, comunque, ha dichiarato di aver intenzione di continuare le proprie attività in Afghanistan, contando sulle colleghe che da sempre hanno dato un contributo fondamentale alle attività, in attesa di capire l’impatto che avranno le nuove disposizioni dei talebani sull’operato delle Ong.