Brexit: il governo inglese mette sotto contratto una Ong

Dopo la Brexit, i disagi in Gran Bretagna sono stati diversi, tanto che il governo ha deciso di agire per cercare di porre un rimedio a quello che sta accadendo. Per un anno sarà sotto contratto con il governo britannico una Ong specializzata negli aiuti umanitari nelle zone di guerra e nei luoghi colpiti da disastri naturali, e avrà un compito specifico. 

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Si preannuncia la prosecuzione dei disagi in Gran Bretagna dovuti alla Brexit. Come accaduto già nel periodo passato, si prevedono nuovi blocchi, con lunghissime code, sui tratti stradali che conducono fino al porto del canale della Manica per arrivare in Francia. Ore di incolonnamento su cui il governo britannico guidato dal primo ministro Rishi Sunak ha deciso di intervenire.

Per cercare di arginare la situazione di emergenza che si prevede anche per tutto il 2023, il governo britannico ha deciso di affidarsi all’operato di una Ong, RE:ACT, impegnata nel fornire supporto e aiuti umanitari nelle zone colpite dalla guerra oppure nei luoghi che sono stati distrutti dalle catastrofi naturali. Quale sarà il compito della Ong? Vediamo insieme cosa sarà strutturata questa particolare collaborazione.

Una Ong deve salvare la Gran Bretagna: il progetto

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Secondo quanto riportato dagli organi di informazione, l’Ong avrebbe stipulato un contratto di valenza annuale con il governo britannico, a partire dallo scorso novembre e quindi per quasi tutta la durata del 2023. Il compito degli operatori umanitari sarà quello di “assistere” i conducenti dei veicoli che, nei tratti stradali bloccati, potrebbe rimanere fermi anche per più di due giorni.

In circostanze simili appare evidente la necessità di distribuire cibo e acqua alle persone: un sopporto di emergenza per tutti coloro che tentano di attraversare il confine e che inevitabilmente rimangono bloccati a causa delle lunghe code che si creano sia per l’interruzione dei servizi di alcune compagnie (in particolare P&O), sia per il controllo della documentazione che è cambiato e si è reso più lungo dopo la Brexit.

L’iniziativa è stata bocciata dal deputato laburista Nick Smith, che ha sottolineato come il ricorso all’attività di una Ong sia la testimonianza del fallimento “nel realizzare una Brexit che funzioni”.