ONG, processo Open Arms: lo scontro tra accusa e difesa

Il caso della nave ONG spagnola Open Arms torna in tribunale, e tra consulenti e legali emergono differenti versioni su quello che è accaduto nel 2019, quando 147 migranti vennero lasciati a bordo dell’imbarcazione prima di concedere lo sbarco al porto di Lampedusa. 

open arms

L’episodio risale al primo agosto 2019: la nave ONG spagnola Open Arms effettuò un salvataggio nel Mar Mediterraneo, portando a bordo 147 migranti con l’intenzione di portarli in salvo sulle coste italiane, con uno dei tanti sbarchi che avvengono quotidianamente in Italia. In quel caso, però, le circostanze furono diverse, e alla nave ONG fu impedito di sbarcare i migranti, che rimasero per ben 15 giorni a bordo.

Presso il tribunale di Palermo sta andando avanti il processo, che vede Matteo Salvini tra gli imputati, visto che l’accusa lo ritiene responsabile dello stop allo sbarco. Un’altra delle questioni che è discussa in aula, però, riguarda il momento del salvataggio: gli inquirenti si stanno concentrando su un elemento importante, ovvero se la nave dei migranti fosse in reale pericolo oppure no.

Open Arms: presentata una denuncia

Da un lato, infatti, c’è la versione della procura, che evidenzia come l’imbarcazione che trasportava più di 50 migranti, senza nessun supporto di sicurezza, non doveva mai partire da un porto, vista l’impossibilità di effettuare una traversata come quella che stavano per affrontare. Dall’altro, invece, c’è la testimonianza di due ufficiali della Marina Militare, non c’era in quel momento un imminente pericolo, e la Open Arms avrebbe effettuato il salvataggio sulla base di segnalazioni arrivate per “vie traverse”.

Intanto, la Open Arms ha deciso di muoversi con un’altra azione legale, presentando una denuncia contro “Venuti”, il sottomarino militare che, proprio nei giorni in cui si stava svolgendo la missione della ONG, aveva incrociato la nave nel Mediterraneo. Secondo Open Arms, Venuti si sarebbe sottratto all’obbligo di soccorso; il capo d’accusa, infatti, è proprio “omissione di soccorso“.