Report Oxfam 2022: disuguaglianza e inflazione in aumento

Come ogni anno, Oxfam ha pubblicato il report nel quale – facendo riferimento ai dati raccolti dalle organizzazioni internazionali – evidenzia il momento storico in cui ci troviamo in termini di divario tra ricchezza e povertà, disuguaglianza e differenze economiche tra le classi sociali. Secondo quanto riportato, nonostante le difficoltà, il divario è sempre più ampio.

oxfam1

Pubblicato anche quest’anno il Report Oxfam sulla ricchezza, la disuguaglianza e l’aumento del divario fra la parte di popolazione ricca e quella sempre più povera. In occasione del World Economic Forum di Davos, Oxfam ha voluto riportare un’analisi attenta della situazione attuale, facendo riferimento a dati e informazioni prodotte dalle organizzazioni che operano a livello internazionale.

L’analisi di Oxfam, nonostante il periodo difficile globalmente tra crisi economica, conflitti e pandemia, evidenzia una sempre maggiore concentrazione della ricchezza in capo a pochi, con accentuazione del divario rispetto alla popolazione povera.

Oxfam: i dati del report

ong

La pressione derivata dall’aumento dei prezzi e dalle difficoltà economiche seguite a guerra e pandemia non ha inciso minimamente sull’1% della popolazione mondiale che può considerarsi quello più ricco a livello globale. Non solo, considerando il periodo che va da marzo 2020 a novembre 2022, la ricchezza di questa parte di popolazione è cresciuta di 2,7 miliardi di dollari al giorno.

Un trend che conferma quello già evidenziato nell’ultimo decennio, con il patrimonio che è raddoppiato per i più ricchi. Al contrario, circa il 90% della popolazione mondiale ha dovuto affrontare una situazione in cui l’inflazione è cresciuta più degli stipendi, con un conseguente calo del potere d’acquisto pari a 337 miliardi.

In particolare, l’analisi di Oxfam si è concentrata sulle maggiore aziende energetiche e agroalimentari, “società oligopolistiche in grado di mantenere prezzi elevati senza timore di essere superate dalla concorrenza”. Soffermandosi poi sulla distribuzione degli extra-profitti raggiunti dalle società in questione, circa 306 miliardi di dollari sono andati agli azionisti: in questo modo non si fa altro che concentrare sempre di più la ricchezza nelle mani di pochi, con le conseguenze economiche più pesanti che ricadono sempre sui consumatori.